venerdì 28 novembre 2008

Lo smottamento lungo il sent. 4 nel Parco regionale di Montemarcello-Magra

Sabato 15 novembre ormai a metà pomeriggio decido con Stefano di ritornare, a distanza di qualche anno ormai, a verificare le condizioni di uno dei sentieri più belli e selvaggi del promontorio del Caprione, nel Parco naturale regionale Montemarcello-magra Il sent. n° 4, che nasce a Tellaro per “morire” a P.ta Bianca percorrendo a mezzacosta il versante sud-occidentale del promontorio, è ufficialmente chiuso da diversi anni a causa di un importante smottamento avvenuto a valle di Loc. Zanego. L’interruzione è ben segnalata da apposita segnaletica in entrambe le direzioni di marcia quindi chi intende proseguire lo fa a suo rischio e pericolo!

L'escursione in breve: breve giro ad anello a/r da Loc.Gruzza (275 m s.l.m.). Da qui si percorre un centinaio di metri di sterrata in lieve discesa sul sent. n° 3 in direzione Zanego per poi imboccare a sinistra il sentiero di raccordo che scende e in breve interseca il sent. 4. Si prosegue inizialmente quasi in piano seguendo all’incirca il ciglio della falesia (la folta vegetazione attenua il senso di strapiombo). Più avanti si interseca sulla sinistra la traccia di sentiero che scende alla piccola spiaggia della Marossa, traccia non riportata su tutte le carte. Ad un certo punto si arriva nella zona della frana (200 m s.l.m.) in parte riconquistata dalla vegetazione. Da questo punto in poi la percorribilità del sentiero si fa critica ma non impossibile. Il percorso prosegue in discesa con numerosi tornanti che lambiscono e a volte attraversano la zona di grana costringendo a superare ostacoli come massi e tronchi abbattuti dalla frana stessa. I tratti più ripidi e scivolosi sono attrezzati con corde o nastri di fortuna che evidentemente qualcuno ha sistemato dopo la frana. Si perdono così circa 110 m di quota. Quindi il sentiero prosegue senza particolari dislivelli ma con un po di sali-scendi fino a superare la falesia del Piastrone. Si esce dal bosco e dalla macchia per attraversare alcuni uliveti in fase di recupero mentre il sentiero è in questo punto una specie di trincea delimitata dai muretti a secco. Si prosegue fino ad intersecare il sent 3 che sale a Zanego (100 m slm circa). Ormai è buio ma a questo punto si prosegue agevolmente sulla mulattiera che sale alle case sparse di Zanego (250 m slm), lo si attraversa e in breve si ritorna al punto di partenza (Loc. La Gruzza)
Dislivello totale in salita: 195 m
Tempi netti di percorrenza: 2h 30’
Giro completo con soste varie : partiti alle 15.50, di ritorno alle 18.30, 2h 40’


Segnavia: tutto il promontorio del Caprione è stato ben tracciato di recente dai volontari della sezione C.A.I. di Sarzana, grazie ad un accordo con l'Ente Parco, Apposita segaletica avverte che il sent n°4 è percorribile solo da EE (Escursionisti Esperti) mentre ulteriore senaletica avverte che il sentiero è interdetto per frana!















Caratteristiche del fondo: sent 4 è un sentiero, sent 3 nel trato percorso è una antica stradina/mulattiera selciata in pietra con brevi tratti allargati e sterrati per consentire il transito alle auto private per i residenti tra Zanego e La Gruzza.


Punti di appoggio e ristoro lungo il tragitto: Una breve deviazione consente di scendere a Tellaro dove è possibile trovare ottimi ristoranti, trattorie e bar per rifocillasi.

Gli ambienti: si attraversa una ricca ed intricata macchia mediterranea con leccio, corbezzolo, lentisco, alterno, fillirea, stracciabraghe, viburno, ginepro, ecc. la a dominare sono splendide pinete a Pino d’Aleppo, vera nota di pregio ed interesse naturalistico e paesaggistico di questo tratto di costa.Un interessante pubblicazione a tal proposito è la Tesi di Laurea di Massimiliano Cardelli (vedi note bibliografiche)

Presenza di acqua potabile: solo deviando a Tellaro, fontana pubblica
Collegamenti e mezzi di trasporto: Loc Gruzza è servita dalla SP 25 Lerici-Montemarcello-Ameglia. Fermate ATC sia a Zanego che in Loc. Gruzza oltre che naturalmente nei paesi vicini (Montemarcello, Tellaro, Lerici, Ameglia)

Note stonate e degrado: prescindendo dal fenomeno franoso, che ha cause naturali, si segnalano alcuni abusi edilizi ad opera dei soliti “furbi” prontamente intercettati dalle autorità, denunciati e posti sotto sequestro. In un caso si tratta di un piccolo edificio in pietra posto in loc. La Gruzza all’incrocio tra il sent 3 e il raccordo del sent 4. Lo fotografai mesi fa appena sequestrato. Il proprietario o chi per lui, pensò bene di espandere il rustico aggiungendo un finto vano, con finte mura e ancor più finto tetto. Ora l’edificio è ancora li e i nastri non ci sono più, speriamo bene... L’altro edificio posto sotto sequestro si trova lungo il sen 4 a valle di Loc. Figarole. Qui si notano un paio di edifici in pietra posti sotto sequestro dalla Polizia Municipale di Lerici all’interno di un’area boschiva recintata da centinaia di metri di rete.
-Una piccola ma fastidiosa nota di degrado è rappresentata dagli scivoli in cemento, atti a consentire il transito delle motocariole per la ristrutturazione di alcuni rustici-villette lungo il sent 3 nel tratto Piastrone-Zanego. Purtroppo molte mulattiere della nostra provincia sono sparite proprio così, una badilata di cemento dopo l’altra.
-Qualche muretto a secco (di proprietà privata) è crollato restringendo la carreggiata del sentiero n° 4
-Da Loc. La Gruzza a Zanego la mulattiera del sent 3 è stata ampliata (forse gia prima dell’istituzione del Parco) per consentire il transito alle auto dei proprietari delle prime case di Zanego. Il selciato in pietra non è più leggibile, il fondo è stato ricoperto da pietrisco. Il tratto interessato è lungo circa 300 m.

Lo smottamento: la nicchia di distacco è situata a quota 200 m s.l.m circa poco più a valle di Zanego. Portando lo sguardo verso l’alto rispetto al sentiero che la attraversa, incombe un pericolante costone roccioso sul quale si erge in equilibrio precario un grande pino d’Aleppo che sovrasta la nicchia di distacco della frana attraversata dal sentiero. Qua e là si trovano ammassi caotici di rocce e tronchi divelti ma il passaggio è ancora agevole. Un lato della nicchia di distacco ospita una piccola popolazione di canna comune (Arundo donax) che tradisce, assieme ad un fondo argilloso ed impastato, la presenza di una falda superficiale, responsabile dello smottamento. La frana è ancora attiva e appare chiaro che considerando la sua natura, l’estensione e la sua collocazione sarebbe impensabile una sua messa in sicurezza in tempi brevi e senza un grande impiego di capitali. Sarà la natura a fermarsi quando lo vorrà.

Cartografia:
-Carta dei sentieri on-Line
-Carta dei sentieri Monte Caprione bassa Val di Magra 1:10.000 a cura del’Ente Parco Montemarcello Magra
-Lerici e dintorni-carta escursionistica 1:17.000 (!?) a cura del Comune di Lerici e Lega Ambiente Lerici-Ed. Studio Cartografico Italiano (GE) (contiene info. Storico-naturalistiche sul territorio)
-La Spezia est-Sarzana-Carta escursionistica 1:25.000 a cura del C.A.I. La Spezia, Panathlon La Spezia, Carispe-Ed. Studio Cartografico Italiano (GE) (la carta riporta gli itinerari descritti in alcune opere di G. Spinato editi da Studio Cartografico Italiano )
-Itinerari della Bassa Val di Magra-Carta turistica e dei sentieri 1:25.000 a cura del C.A.I. Sez di Sarzan– Ed. Multigraphic-Firenze (in questa carta ci sono diversi errori; la numerazione non coincide con quella ufficiale e il sent 4 è indicato come sent. 3!)
-Parco culturale Val di Magra e Terra di Luni, carto-guida, ed Parchi culturali dela Regione Liguria

Bibliografia essenziale:
· S. Maccioni, Guida al Parco di Montemarcello, itinerari didattico-naturalistici-Ed. Sagep, 1991
· AA.VV., Il parco naturale regionale di Montemarcello Magra, guida rapida-Ed.Sagep 2000
· E. Puntelli, Guida alla flora ed ala fauna del Carpione, Associazione di pubblica assistenza croce rosso bianca Lerici 1986
· G. Cabano, I cavanei del Monte Caprione, Lerici 1985
· E. Calzolari, Raccolta di toponimi del territorio d Lerici, Lerici 1987
· M. Cardelli Di Tommaso P.L., Le pinete del promontorio del Caprione (La Spezia). Tesi di laurea (1994-95)
Sceneggiatura, personaggi, interpreti ed antefatti…
Siamo partiti un po' tardi questo pomeriggio, sottovalutando il fatto che ormai le giornate sono assai corte. Ecco allora che dopo uno splendido tramonto mentre ancora eravamo a metà percorso, su sent 4 in piena macchia alta, il buio è calato rapidamente è un po' di ansia ci ha colto...i cinghiali difficilmente sono un pericolo tranne quando sono feriti, hanno i piccoli da difendere o, come in questo caso, te li potresti trovare di fronte lungo il loro cammino e magari a causa dei muretti alti non si hanno molte possibilità di scansarli! Lo sa bene l’ amico Stefano di Tramonti, che lo scorso anno in un frangente simile è stato “scavalcato” da due giovani cinghiali riportando qualche ammaccatura e tanto spavento.

1 commento:

Ludo ha detto...

Complimenti per la completezza e l'accuratezza del resoconto, nonchè per aver chiarito che il sentiero 4 resta comunque percorribile nonostante l'asserita chiusura: l'estate scorsa lo abbiamo preso da Punta Bianca e ci chiedevamo se il tratto franato fosse stato materialmente reso inaccessibile.
Siccome non è la prima volta, tra Emilia, Liguria e Marche, che incontriamo sentieri annunciati come chiusi ma in realtà percorribili, con difficoltà spesso relativa, io a questo punto solleciterei gli enti competenti a una maggiore chiarezza: se ad un sentiero non è fisicamente interdetto l'accesso, ma solo resta percorribile da escursionisti esperti o attrezzati, lo si scriva chiaramente, altrimenti chi (come noi) conosce l'italiano ma non la zona spesso non si arrischierà ad iniziarlo se viene dato per CHIUSO!
Capisco che scrivendo CHIUSO ci si esenta da qualsiasi responsabilità nel caso qualche sprovveduto in ciabatte vi si avventuri, ma...diamine, le informazioni escursionistiche dovrebbero essere dedicate...agli escursionisti!

Un'altra osservazione che mi ha colpito nel resoconto del vostro itinerario è quella relativa alla conservazione delle antiche mulattiere: pochi giorni fa, mettendo online il nostro Anello di Punta Corvo, ho fatto proprio le medesime considerazioni! Lì ci vorrebbero degli oneri di salvaguardia da prevedere a livello di normativa del Parco sulle opere edilizie...