venerdì 28 novembre 2008

Lo smottamento lungo il sent. 4 nel Parco regionale di Montemarcello-Magra

Sabato 15 novembre ormai a metà pomeriggio decido con Stefano di ritornare, a distanza di qualche anno ormai, a verificare le condizioni di uno dei sentieri più belli e selvaggi del promontorio del Caprione, nel Parco naturale regionale Montemarcello-magra Il sent. n° 4, che nasce a Tellaro per “morire” a P.ta Bianca percorrendo a mezzacosta il versante sud-occidentale del promontorio, è ufficialmente chiuso da diversi anni a causa di un importante smottamento avvenuto a valle di Loc. Zanego. L’interruzione è ben segnalata da apposita segnaletica in entrambe le direzioni di marcia quindi chi intende proseguire lo fa a suo rischio e pericolo!

L'escursione in breve: breve giro ad anello a/r da Loc.Gruzza (275 m s.l.m.). Da qui si percorre un centinaio di metri di sterrata in lieve discesa sul sent. n° 3 in direzione Zanego per poi imboccare a sinistra il sentiero di raccordo che scende e in breve interseca il sent. 4. Si prosegue inizialmente quasi in piano seguendo all’incirca il ciglio della falesia (la folta vegetazione attenua il senso di strapiombo). Più avanti si interseca sulla sinistra la traccia di sentiero che scende alla piccola spiaggia della Marossa, traccia non riportata su tutte le carte. Ad un certo punto si arriva nella zona della frana (200 m s.l.m.) in parte riconquistata dalla vegetazione. Da questo punto in poi la percorribilità del sentiero si fa critica ma non impossibile. Il percorso prosegue in discesa con numerosi tornanti che lambiscono e a volte attraversano la zona di grana costringendo a superare ostacoli come massi e tronchi abbattuti dalla frana stessa. I tratti più ripidi e scivolosi sono attrezzati con corde o nastri di fortuna che evidentemente qualcuno ha sistemato dopo la frana. Si perdono così circa 110 m di quota. Quindi il sentiero prosegue senza particolari dislivelli ma con un po di sali-scendi fino a superare la falesia del Piastrone. Si esce dal bosco e dalla macchia per attraversare alcuni uliveti in fase di recupero mentre il sentiero è in questo punto una specie di trincea delimitata dai muretti a secco. Si prosegue fino ad intersecare il sent 3 che sale a Zanego (100 m slm circa). Ormai è buio ma a questo punto si prosegue agevolmente sulla mulattiera che sale alle case sparse di Zanego (250 m slm), lo si attraversa e in breve si ritorna al punto di partenza (Loc. La Gruzza)
Dislivello totale in salita: 195 m
Tempi netti di percorrenza: 2h 30’
Giro completo con soste varie : partiti alle 15.50, di ritorno alle 18.30, 2h 40’


Segnavia: tutto il promontorio del Caprione è stato ben tracciato di recente dai volontari della sezione C.A.I. di Sarzana, grazie ad un accordo con l'Ente Parco, Apposita segaletica avverte che il sent n°4 è percorribile solo da EE (Escursionisti Esperti) mentre ulteriore senaletica avverte che il sentiero è interdetto per frana!















Caratteristiche del fondo: sent 4 è un sentiero, sent 3 nel trato percorso è una antica stradina/mulattiera selciata in pietra con brevi tratti allargati e sterrati per consentire il transito alle auto private per i residenti tra Zanego e La Gruzza.


Punti di appoggio e ristoro lungo il tragitto: Una breve deviazione consente di scendere a Tellaro dove è possibile trovare ottimi ristoranti, trattorie e bar per rifocillasi.

Gli ambienti: si attraversa una ricca ed intricata macchia mediterranea con leccio, corbezzolo, lentisco, alterno, fillirea, stracciabraghe, viburno, ginepro, ecc. la a dominare sono splendide pinete a Pino d’Aleppo, vera nota di pregio ed interesse naturalistico e paesaggistico di questo tratto di costa.Un interessante pubblicazione a tal proposito è la Tesi di Laurea di Massimiliano Cardelli (vedi note bibliografiche)

Presenza di acqua potabile: solo deviando a Tellaro, fontana pubblica
Collegamenti e mezzi di trasporto: Loc Gruzza è servita dalla SP 25 Lerici-Montemarcello-Ameglia. Fermate ATC sia a Zanego che in Loc. Gruzza oltre che naturalmente nei paesi vicini (Montemarcello, Tellaro, Lerici, Ameglia)

Note stonate e degrado: prescindendo dal fenomeno franoso, che ha cause naturali, si segnalano alcuni abusi edilizi ad opera dei soliti “furbi” prontamente intercettati dalle autorità, denunciati e posti sotto sequestro. In un caso si tratta di un piccolo edificio in pietra posto in loc. La Gruzza all’incrocio tra il sent 3 e il raccordo del sent 4. Lo fotografai mesi fa appena sequestrato. Il proprietario o chi per lui, pensò bene di espandere il rustico aggiungendo un finto vano, con finte mura e ancor più finto tetto. Ora l’edificio è ancora li e i nastri non ci sono più, speriamo bene... L’altro edificio posto sotto sequestro si trova lungo il sen 4 a valle di Loc. Figarole. Qui si notano un paio di edifici in pietra posti sotto sequestro dalla Polizia Municipale di Lerici all’interno di un’area boschiva recintata da centinaia di metri di rete.
-Una piccola ma fastidiosa nota di degrado è rappresentata dagli scivoli in cemento, atti a consentire il transito delle motocariole per la ristrutturazione di alcuni rustici-villette lungo il sent 3 nel tratto Piastrone-Zanego. Purtroppo molte mulattiere della nostra provincia sono sparite proprio così, una badilata di cemento dopo l’altra.
-Qualche muretto a secco (di proprietà privata) è crollato restringendo la carreggiata del sentiero n° 4
-Da Loc. La Gruzza a Zanego la mulattiera del sent 3 è stata ampliata (forse gia prima dell’istituzione del Parco) per consentire il transito alle auto dei proprietari delle prime case di Zanego. Il selciato in pietra non è più leggibile, il fondo è stato ricoperto da pietrisco. Il tratto interessato è lungo circa 300 m.

Lo smottamento: la nicchia di distacco è situata a quota 200 m s.l.m circa poco più a valle di Zanego. Portando lo sguardo verso l’alto rispetto al sentiero che la attraversa, incombe un pericolante costone roccioso sul quale si erge in equilibrio precario un grande pino d’Aleppo che sovrasta la nicchia di distacco della frana attraversata dal sentiero. Qua e là si trovano ammassi caotici di rocce e tronchi divelti ma il passaggio è ancora agevole. Un lato della nicchia di distacco ospita una piccola popolazione di canna comune (Arundo donax) che tradisce, assieme ad un fondo argilloso ed impastato, la presenza di una falda superficiale, responsabile dello smottamento. La frana è ancora attiva e appare chiaro che considerando la sua natura, l’estensione e la sua collocazione sarebbe impensabile una sua messa in sicurezza in tempi brevi e senza un grande impiego di capitali. Sarà la natura a fermarsi quando lo vorrà.

Cartografia:
-Carta dei sentieri on-Line
-Carta dei sentieri Monte Caprione bassa Val di Magra 1:10.000 a cura del’Ente Parco Montemarcello Magra
-Lerici e dintorni-carta escursionistica 1:17.000 (!?) a cura del Comune di Lerici e Lega Ambiente Lerici-Ed. Studio Cartografico Italiano (GE) (contiene info. Storico-naturalistiche sul territorio)
-La Spezia est-Sarzana-Carta escursionistica 1:25.000 a cura del C.A.I. La Spezia, Panathlon La Spezia, Carispe-Ed. Studio Cartografico Italiano (GE) (la carta riporta gli itinerari descritti in alcune opere di G. Spinato editi da Studio Cartografico Italiano )
-Itinerari della Bassa Val di Magra-Carta turistica e dei sentieri 1:25.000 a cura del C.A.I. Sez di Sarzan– Ed. Multigraphic-Firenze (in questa carta ci sono diversi errori; la numerazione non coincide con quella ufficiale e il sent 4 è indicato come sent. 3!)
-Parco culturale Val di Magra e Terra di Luni, carto-guida, ed Parchi culturali dela Regione Liguria

Bibliografia essenziale:
· S. Maccioni, Guida al Parco di Montemarcello, itinerari didattico-naturalistici-Ed. Sagep, 1991
· AA.VV., Il parco naturale regionale di Montemarcello Magra, guida rapida-Ed.Sagep 2000
· E. Puntelli, Guida alla flora ed ala fauna del Carpione, Associazione di pubblica assistenza croce rosso bianca Lerici 1986
· G. Cabano, I cavanei del Monte Caprione, Lerici 1985
· E. Calzolari, Raccolta di toponimi del territorio d Lerici, Lerici 1987
· M. Cardelli Di Tommaso P.L., Le pinete del promontorio del Caprione (La Spezia). Tesi di laurea (1994-95)
Sceneggiatura, personaggi, interpreti ed antefatti…
Siamo partiti un po' tardi questo pomeriggio, sottovalutando il fatto che ormai le giornate sono assai corte. Ecco allora che dopo uno splendido tramonto mentre ancora eravamo a metà percorso, su sent 4 in piena macchia alta, il buio è calato rapidamente è un po' di ansia ci ha colto...i cinghiali difficilmente sono un pericolo tranne quando sono feriti, hanno i piccoli da difendere o, come in questo caso, te li potresti trovare di fronte lungo il loro cammino e magari a causa dei muretti alti non si hanno molte possibilità di scansarli! Lo sa bene l’ amico Stefano di Tramonti, che lo scorso anno in un frangente simile è stato “scavalcato” da due giovani cinghiali riportando qualche ammaccatura e tanto spavento.

mercoledì 12 novembre 2008

Il Percorso Botanico di Torre Guardiola-PN5T

Lo scorso Martedì e oggi ho accompagnato lungo il Percorso Botanico di Torre Guardiola, nel Parco Nazionale delle Cinque Terre quattro classi dell’Istituto Comprensivo di Lerici. Si trattava di un programma organizzato dall’ Agenzia Viaggi del Parco che coinvolgeva anche Sabrina, una collega Guida Turistica. Ci siamo divisi le classi e mentre un gruppo faceva con me il percorso botanico, l’altro seguiva sabrina lungo la Via dell’Amore fino a Manarola e nei vigneti. Nel pomeriggio poi i gruppi si invertivano. Il programma dura due giorni e domani, dopo aver pernottato all’Ostello Ospitalia dei Mari a Levanto è prevista la visita ai Limoneti di Monterosso.

Il percorso botanico di Torre Guardiola
Il percorso è ricavato all’interno di una vecchia area militare dismessa della Seconda Guerra (leggi scheda più sotto). Vi si può accedere dall'abitato dei Riomaggiore imboccando il sentiero che parte dalla marina, oppure dall’alto lungo la strada che da Riomaggiore sale alla Litoranea. Lungo il tragitto si incontrano efficaci cartelli informativi che spiegano con parole semplici le diverse essenze della flora, i tipi di vegetazione (la macchia mediterranea, la gariga, le alofite, ecc.) e l’ecologia di questi ambienti. E’ anche possibile praticare birdwatching, e osservare i numerosi uccelli della macchia (Occhiocotto, sterpazzola, ecc), i gabbiani e i falchi che nidificano sulla costa, senza contare le presenze stagionali durante il periodo delle migrazioni; un vero paradiso per gli appassionati di avifauna.













Fruibilità: Il sentiero che dalla marina sale alla “Batteria” in circa 20 minuti è ben protetto ma in alcuni tratti piuttosto ripido, da consigliare quindi solo a chi non ha particolari problemi di deambulazione o vertigini. Come già detto invece il percorso che inizia dall’accesso principale scendendo alla “Batteria” è accessibile a tutti e molto panoramico.
Per l’accesso occorre pagare un biglietto: 1,5 € singoli, 2,5 grp familiari, ingreso gratuito per i possessori di 5Terre Card (maggiori info nei centri accoglienza del Parco)

Il centro di educazione ambientale: si tratta di una moderna struttura servita da un’aula didattica dotata di due computer e diversi microscopi binoculari, sale studio, centro congressi, archivi multimediali. In questa ed in altre strutture ricavate dal recupero delle vecchie batterie si svolgono durante l’anno corsi e congressi promossi dal Parco e dal Centro di EA. Fino allo scorso anno si occupavano della gestione della struttura: Fulvio Dente, Maria Berettieri, Cristina Berettieri, Daniele Tringali, competenti biologi e naturalisti

Note storiche su Torre Guardiola-o “Batteria Racchia”
Quest’area occupava una posizione strategica per il controllo e la difesa della costa, godendo di un vasta visuale che oggi per fortuna apprezziamo per motivi più pacifici. Essa faceva parte di un vasto sistema, allestito dalla Regia Marina, a difesa dell’Arsenale Militare della Spezia trasformato poi dai tedeschi dopo l’Armistizio in una batteria antiaerea. I Tedeschi la abbandonarono il 24 aprile 1945. Successivamente l’area fu bonificata dalla nostra Marina e venduta al Comune di Riomaggiore. In tutta l’area sono presenti bunker e casematte in parte recuperate ed adibite in aule studio e centro accoglienza mentre rimangono visibili i basamenti in cemento con gli ancoraggi dei cannoni della contraerea. Per maggiori info clicca
QUI

La giornata con i ragazzi dell’Ist. Comp. di Lerici
Abbiamo incontrato i ragazzi e gli insegnanti alla stazione ferroviaria della Spezia per prendere il treno delle 10 e arrivare in pochi minuti a Riomaggiore. Qui ci aspettava uno dei bus ecologici a metano del Parco che ci ha portato davanti all’entrata principale del percorso botanico, lungo la strada che dal paese sale alla Litoranea. Da qui la nostra visita prosegue in discesa, lungo una stradina, accessibile anche ai disabili, che attraversa la macchia mediterranea tra meravigliosi scorci. Verso W si stende la costa e borghi delle Cinque Terre con il Promontorio del Mesco posto a confine di questo piccolo mondo oltre al quale nelle belle giornate si vede tutto l’arco della Liguria, il promontorio di Portofino e le Alpi Marittime, mentre a Est la costa di Tramonti le isole Palmaria, Tino e Tinetto. Verso Sud il “vasto mare” al cui orizzonte si possono scorgere le isolette dell’Arcipelago Toscano e la Corsica.!
Con i ragazzi abbiamo parlato ovviamente delle essenze della macchia, della differenza tra flora e vegetazione e degli adattamenti delle piante al clima mediterraneo. Come sempre mi sono divertito a spaventarli un po' con il lattice velenoso dell’Euphorbia arborea ma anche stavolta non è morto nessuno ;-)

Circa a metà percorso incontriamo l’edificio che
ospita il centro di EA che ci è stato messo a disposizione nel caso ci avesse sorpreso il temporale che da un po di giorni imperversa. Un po' più avanti troviamo l’ingresso dei cunicoli sotterranei scavati dai militari durante il periodo bellico. Li si può attraversare sbucando nei pressi di una casamatta (vi lascio immaginare il divertimento dei ragazzi!), mentre poco più sotto si trova il centro accoglienza-bar davanti al quale si trova una terrazza panoramica con tavoli e sedie.
Il percorso
potrebbe proseguire continuando a scendere fino alla spiaggia di Riomaggiore ma oggi è chiuso per motivi di sicurezza a causa delle piogge di questi giorni. Eh si, purtroppo questi ragazzi sono stati un po' sfortunati con la pioggia ma forse eravamo più noi a lamentarci che loro! La cosa incredibile è constatare che per molti di questi ragazzi, quindicenni, era la prima volta che venivano nelle Cinque Terre! Possiamo perdonare allora un po tutta l’allegra confusione che hanno fatto, perché in fondo sono stati simpatici e insieme ci siamo divertiti. In particolare devo ringraziare la 3° A che oggi pomeriggio è stata infettata dal morbo della “belinite” acuta e non la smettevano più di ridere. Sarà per la vergogna quindi che nella foto si coprono il viso?
Ciao a tutti ragazzi e auguri per la promozione visto che siete in terza!






Carrambata: piccola nota personale, vera e propria “Carrambata” : una delle insegnanti che accompagnavano i ragazzi è stata anche la mia proff. di artistica delle SM Poggi di Lerici! Aiuto! Sono passati 24 anni! Un bacione Prof.!

Note stonate: l'ailanto, anche qui si sta diffondendo...
















Bibliografia: vi segnalo un interessante libricino sull’avifauna del Parco Nazionale
Luca Baghino, Guida agli uccelli del Parco Nazionale delle Cinque Terre, 2002-LIPU Lega Italiana protezione uccelli (In vendita dei centri accoglienza)



Foto: Vagobrado e Sabrina, un po sfiniti al termine della giornata...

sabato 1 novembre 2008

Da Corniglia a Vernazza con la Scuola Media di Monterotondo

Quando ho ideato questo blog era mia intenzione focalizzare la mia attenzione sui sentieri meno conosciuti del mio territorio, evitando di soffermarmi su quelli più famosi come ad es. il sent. Azzurro del Parco Nazionale delle Cinque Terre, o l’ Alta Via dei Monti Liguri, dei quali è possibile trovare in letteratura e in rete molto materiale.
E invece eccomi qua a contraddirmi per descrivervi un tratto del Sentiero Azzurro (n°2 della numerazione CAI) e precisamente quello compreso tra Corniglia e Vernazza, percorso oggi (30 ottobre 2008) accompagnando per lavoro i ragazzi della classe 3° della SM di Monterotondo clienti del tour operator La Grande Miniera dei Viaggi .
Con me un altro collega, Marco col quale abbiamo condiviso il percorso dividendoci le classi.

Descrizione sintetica del percorso
Si parte dalla Stazione Ferroviaria di Corniglia (Punto info PN5T) per raggiungere il borgo di Corniglia, situato a circa 90 m slm attraverso una stradina che fiancheggia la ferrovia e una serie di rampe a gradini (via Lardarina, circa 360 scalini). Il percorso prosegue fiancheggiando la chiesa parrocchiale di San Pietro e incrociando poco più avanti la strada asfaltata nei pressi del casottino dove il personale del Parco controlla le Card 5T (oggi chiuso). Da qui, dopo aver attraversato il Rio della Groppa con il Ponte del Canale, inizia una stradina selciata in pietra che attraversa degli uliveti, salendo fino a raggiungere un punto segnalato dalla colonnina di emergenza n° 10 da cui si gode un magnifico scorcio sul Borgo di Corniglia e sulla sottostante spiaggia di Guvano. In alto si scorge in nucleo di case di San Bernardino sotto il quale inizia la nicchia di distacco della grande paleofrana di Guvano. Proseguiamo quasi in piano mentre la stradina selciata si fa più stretta, fino ad uno slargo con qualche panchina situato all’incirca dove il sentiero intercetta la frana. Si sale ancora un po' fino alle case di Prevo (208 m s.l.m.) la quota più elevata si incontra lungo questo tratto. Da Prevo si apprezza la valle di Guvano e la particolare morfologia di questo tratto di costa caratterizzato da versanti ripidi interrotti da “terrazzi marini”. Si prosegue verso Vernazza alternando tratti di scalinata in discesa a tratti più o meno in piano sempre attraversando uliveti ma anche zone incolte invase da una ricca macchia mediterranea e alcuni tratti più rupestri con aride pietraie. Ormai arrivati a Vernazza il panorama è davvero suggestivo sui tetti del borgo e le antiche strutture difensive.


Tempo di percorrenza: circa 2h (1 h e 30’ dal Paese)
Lunghezza: 4 km
Quote salienti:
  1. Stazione FS 10 m s.l.m

  2. Corniglia S. Pietro 95 m s.l.m.
  3. Punto panoramico 160 m slm-Punto sosta c/o frana di Guvano 155 m slm.
  4. Prevo 208 m slm-Vernazza 4 m slm

Fruibilità: questo tratto di sentiero, come tutto il sentiero litoraneo n° 2 che collega tutti e cinque i borghi, è percorribile previo pagamento di un biglietto di acceso (vedi le diverse tipologie di CARD 5T); i ricavati sono utilizzati tra l’altro per la manutenzione dei percorsi e il ripristino dei muretti a secco. Il lieve dislivello e le condizioni del fondo lo rendono adatto quasi a tutti; qualche problema potrebbe averlo chi soffre di vertigini per alcuni tratti esposti ma comunque protetti da parapetto.


Caratteristiche del fondo: percorso quasi completamente selciato in pietra, con tratti in corrispondenza della paleofrana di Guvano di sentiero sterrato; gradini in legno poco prima della paleofrana consentono di superate un punto difficoltoso (attenzione ai gradini scivolosi in caso di pioggia!). A causa della grande affluenza di escursionisti, nel tempo si è notato una certa erosione di alcuni tratti.

Segnaletica e servizi di emergenza: un tempo il percorso era segnato da un segnavia bianco/azzurro; oggi di quei segni rimangono poche tracce, sostituiti dalla più consona segnaletica CAI. Una novità è costituita da alcune tabelle poste lungo il percorso con recati i numeri di emergenza ed informazioni utili per la localizzazione del punto in caso di emergenza. Le colonnine di emergenza a energia solare collegate alle centrali operative del 118-115-1515 sono invece presenti ed attive già da alcuni anni.

Criticità e note stonate: considerando la grande affluenza sui sentieri specialmente durante la buona stagione e durante le festività, occorre prestare attenzione alle persone che procedono

in senso opposto, adottando tutte le misure per facilitare il transito garantendo la propria e l’altrui sicurezza. Nell’area sosta della frana di Guvano è presente da molti anni una “gattara” con una decina di gatti randagi; considerando le condizioni igieniche dei poveri gatti, i rifiuti sparsi attorno, teli di plastica allestiti come rifugio, scatolette di cibo sparpagliate, non è proprio un bel vedere...
La presenza di un contenitore dei rifiuti posto lungo il sentiero tra Prevo e Vernazza potrebbe essere una buona idea ma purtroppo ricordo come in primavera con il grande flusso di "turisti" lo stesso si presentasse stracolmo mentre il servizio di raccolta molto saltuario. E se si rispolverasse la vecchia abitudine di riportarsi i rifiuti fino a casa come ben sa chi abitualmente frequenta la montagna?
Il crollo dei muretti a secco, elemento caratterizzante del paesaggio, è uno dei problemi prioritari che il Parco Nazionale si è posto; il pagamento di un biglietto per accedere al sentiero è finalizzato a perseguire questo obiettivo. L'immagine mostra un tratto di muro crollato tra Prevo e Vernazza.
Note positive: mi piace particolarmente il cartello che invita a non usare le buste di plastica, peccato lo abbia visto solo a Vernazza; mi auguro che presto si giunga ad una loro abolizione, come previsto dalle normative europee. Finalmente, i nuovi contenitori per la raccolta differenziata !

Presenza di acqua potabile: a Corniglia trovate diverse fontane pubbliche, tre nelle vicinanze della chiesa, tutte con ottima acqua. Presso la paleofrana di guvano non contate sulla piccola sorgente quasi sempre a secco. A Prevo c’è un bar aperto stagionalmente (mesi estivi e festività, non tutte). Anche a Vernazza trovate un paio di fontane pubbliche.

Prevo: piccolo nucleo di case di mezzacosta (208 m slm) che si incontra circa a metà cammino lungo il sentiero. Alcuni storici locali hanno ipotizzato per Prevo origini molto antiche, supponendo, anche su basi etimologiche, addirittura un’origine di epoca romana. Secondo tali studiosi Prevo sarebbe sorta come antica stazione di sosta e cambio dei cavalli a servizio dell’antica Via Littoranea . Purtroppo solo ipotesi, anche se affascinanti, non suffragate da documenti storici.

Note storiche e geologiche sulla Paleofrana di Guvano
La paleofrana è generata dal concorso di particolari condizioni geologiche: il contato tra due unità geologiche differenti (Le unità Toscane e le Unità di Canetolo) fortemente tettonizzate, la presenza di una falda acquifera, la particolare giacitura e composizione delle Unità di Canetolo. Entrambe sono costituite da rocce sedimentarie ma mentre le unità Toscane sono rappresentate in questo trato di costa da solide torbiditi arenacee, l’Unità di Canetolo è costituita da argilliti, brecce calcaree, calcareniti, calcisiltiti, che oltre ad essere fortemente alterate tai movimenti tettonici, sono per loro natura soggette ad assorbire l’acqua, aumentando di volume e assumendo una consistenza plastica, tutti fattori che contribuiscono a innescare fenomeni franosi.
Le cronache raccontano come la notte fra il 26 e il 27 dicembre 1853 un’enorme massa di rocce e terra si mise in movimento appena sotto il borgo di San Bernardino colassando in mare dove ancora oggi è possibile osservare il caratteristico fronte di frana aperto a ventaglio sulla costa. Cesare Zolfanelli e Vincenzo Santini descrissero la vicenda nella Guida alle Alpi Apuane del 1874: “la pressione dei materiali confusamente ammassati appiè alla balza, fu tale che alcuni massi evidentemente sconnessi, i quali formavano scogli sottomarini davanti al piccolo seno di Guvan, furono spinti dal basso in alto ed emersero rivestiti di coralli e madrepore che d’un trato si trovarono in un elemento per essi micidiale
Il movimento franoso non si è mai arrestato del tutto tanto che il primo tracciato a binario unico della linea ferroviaria doveva essere periodicamente raddrizzato a causa del lento movimento del terreno che tendeva a trascinarlo verso mare. Attorno al 1960, in occasione del raddoppio della linea, si decise di far passare il tracciato ni galleria, abbandonando definitivamente il tracciato scoperto. Oggi, affacciandosi dal sentiero, è possibile vedere in fondo alla vallata di Guvano l’imbocco delle due gallerie abbandonate ed intuire il vecchio tracciato
(Bibliografia: A. Casavecchia, E. Salvatori “Il parco dell’uomo, vol 2-La storia e la pietra” Parco Nazionale delle Cinque Terre, 2003 )

Flora e vegetazione: il percorso è caratterizzato dagli uliveti, a volte in stato di abbandono. Sono tenuti inerbiti e a primavera sono caratterizzati dalla fioritura dall’ acetosella gialla (Oxalis pes-caprae) una pianta alloctona ormai naturalizzata, con un temperamento decisamente infestante.
Degna di nota la presenza nei pressi della paleofrana di un endemismo, l’euforbia spinosa ligure (Euphorbia spinosa subsp. ligustica) che normalmente vive sui substrati ofiolitici. Da Prevo a Vernazza ancora uliveti ma anche macchia mediterranea e tratti a vegetazione rupestre. Spiccano in questi ambienti le grandi infiorescenze delle agavi.

Segnalazione faunistiche: in questo tratto si osserva spesso il più grande passeraceo europeo: il corvo imperiale (Corvus corax) ha infatti un'apertura alare che può raggiungere 1,3 m. In Italia è presente con popolazioni piuttosto localizzate, e non è frequente incontrarlo.

Protagonisti ed interpreti:ecco i ragazzi della SM di Monterotondo, col viso coperto per motivi di privacy(!?)...ciao ragazzi, siete stati simpatici! Un saluto anche alle insegnanti e all'accompagnatore Michele della DIMAV Italia, un simpatico entusiasta che essendosi innamorato di una bella lastra di ardesia non ha potuto fara a meno di "camallarsela" per tutto il tragitto! Ebbravo, saluti anche a te! E infine Marco, il mio collega Guida, qui rappresentato mentre emerge come un turione di asparago dalla vegetazione, saluti anche a te!